Investire
Pubblicato il 23 Novembre 2017
“Tu fumi?”
“Si, da quarant’anni”
“Lo sai che in quarant’anni hai speso in media 200.000€ con cui avresti potuto comprarti una Ferrari?”
“Tu fumi?”
“No!”
“Allora dov’è la tua Ferrari?”
Questa è una vecchia barzelletta, che però è utile per introdurre un nuovo argomento.
Quando compiamo una scelta stiamo preferendo un’alternativa ad un’altra, dal momento che non le possiamo ottenere entrambe.
Di fatto il costo opportunità si basa sul rinunciare ad un’alternativa per sceglierne un’altra.
È un costo teorico, a cui molto spesso non pensiamo.
Infatti, non è semplicemente il costo di rinunciare ad una o più delle alternative presenti, ma è il rinunciare alla migliore delle alternative possibili.
Questo è un argomento che negli articoli precedenti era presente, ma sempre sullo sfondo.
In relazione all’endowment effect, quando decidiamo quanto siamo disposti a pagare per un bene, di fatto decidiamo quante risorse destinare ad una determinata scelta, sottraendole alle altre alternative. Ad esempio, pensiamo di essere al ristorante, e ascoltiamo la conversazione dei vicini di tavolo: “Prendo il tiramisù, se avessi ancora posto prenderei anche la sacher e il gelato”.
Nell’articolo sulla loss aversion, invece, avevamo visto il ruolo fondamentale dell’aspettativa che, caso più semplice, viene creata basandosi solo sulle alternative a disposizione. Continuando l’esempio precedente, la scelta dell’individuo potrebbe cambiare se tenesse in considerazione un’altra alternativa, che al momento non gli sovviene: stanno inaugurando una nuova gelateria sotto casa sua e offrono gelato gratis.
Dunque, il vero costo di quel tiramisù non sono quegli eventuali 6€ sul menu, ma il rinunciare al gelato gratis successivamente (in questo esempio la capienza dello stomachino per il dessert è assunta come finita).
Per spiegarvi meglio il costo opportunità, immaginiamo di dover fare un viaggio per raggiungere una località di mare, per rimanerci una settimana.
Abbiamo diverse opzioni davanti riguardo al mezzo di trasporto:
L’aereo è l’opzione più veloce, ma troppo costosa.
Tra le altre, il treno si trova a metà tra l’usare la propria macchina e il car pooling.
Dunque, contando il fatto che comunque permette di non dover guidare, il car pooling viene preferito al treno, e pure all’utilizzo della macchina propria, per ragioni di costo.
La scelta sembra compiuta, ma viene poi considerato che, in tutte le opzioni tranne la prima, una macchina a noleggio dovrà essere noleggiata in loco, per permettere lo spostamento tra le spiagge.
Improvvisamente, non utilizzare la propria macchina ha un costo opportunità enorme, e dunque viene deciso di viaggiare in questo modo.
Guardando invece a un ambito più finanziario, supponiamo di aver comprato un’azione a 1000, convinti che nel lungo periodo debba apprezzarsi.
Dopo un anno però il suo valore è sceso a 980.
Convinti della bontà della nostra analisi (e influenzati dall’avversione alla perdita) decidiamo di non venderla.
Dopo un altro anno è scesa addirittura ad 880, ma di nuovo decidiamo di tenerlo.
Dopo un ulteriore anno finalmente le nostre previsioni si avverano e il titolo passa a 1250!
Realizziamo il guadagno, e non è modesto considerato l’orizzonte temporale.
Tuttavia, non è stato il massimo che avremmo potuto ottenere: data la nostra convinzione granitica che il titolo a 1000 fosse sottovalutato, avremmo potuto venderlo il primo anno, investire in un titolo sicuro, tipo un bond, e ricomprarlo una volta tornato a 1000, guadagnando inoltre gli interessi dal bond (supponiamo pari a 7).
Quindi, in questo caso il costo opportunità è il mancato guadagno di 50, cioè la differenza tra i prezzi finale ed iniziale del bond più la differenza tra i prezzi finale e iniziale del titolo: (1050-980) + (980-1000) = 70 – 20 = 50.
Tuttavia, manca un altro guadagno non realizzato: quando vendiamo il bond per ricomprare l’azione, il nostro patrimonio non è di 1000, ma di 1050, e dunque compriamo 1,05 azioni, che alla fine le venderemo per 1312,5.
Dunque, oltre ai 50 calcolati dobbiamo aggiungere altri 62,5€ di mancato guadagno, per un totale di 112,5€.
Notate che, banalmente, se avessimo tenuto i 1000€ immobilizzati per un anno, per comprare il titolo a 880, avremmo guadagnato ancora di più, quindi in realtà il costo opportunità pagato è molto più alto.
Qual è dunque il vero costo opportunità?
Nel caso del dessert, il costo opportunità era facile da calcolare, dato che un attimo di esitazione davanti al menu ci avrebbe fatto ricordare del volantino che ci avevano consegnato la mattina, e anche nel caso della vacanza il costo di noleggio della macchina è difficile da non prendere in considerazione.
Nel caso dell’investimento azionario, la situazione è ben più spinosa.
A rigor di logica, il miglior investimento che avremmo potuto fare con quei 1000€ sarebbe stato entrare in un casino e puntare, azzeccandoci, su un singolo numero alla roulette.
Ha senso considerare questa mancata opportunità di guadagno come il vero costo opportunità del nostro investimento? Ovviamente no.
Il punto fondamentale è che prendere in considerazione delle opzioni richiede tempo e fatica, soprattutto se non sono immediatamente apparenti, come nel caso del dessert, quindi non ha senso considerarle come costi.
La mancata vincita alla roulette non è un costo perché non possiamo sapere con certezza il prossimo numero, e anche nel caso dell’investimento il costo non è immediatamente apparente, proprio perché non possiamo prevedere il futuro con certezza.
Al contrario, possiamo essere ragionevolmente certi di quanto ci servirà la macchina e del fatto che saremmo più felici con del gelato gratis, e che quindi rinunciarci sia effettivamente un costo.
Finora abbiamo utilizzato il confronto tra beni materiali per definire il costo opportunità. In realtà, molto spesso le scelte che dobbiamo compiere sono incentrate sull’uso del bene scarso per eccellenza: il tempo.
Questo esperimento è stato riprodotto diverse volte, a diversi pubblici, ottenendo sempre più o meno gli stessi risultati.
Immaginate di star comprando una penna per 10€. Al momento dell’acquisto, il commesso vi informa che a 30 minuti c’è un altro negozio, dove la stessa penna costa 5€.
Immaginate ora di star comprando un completo per 500€. Al momento dell’acquisto, il commesso vi informa che a 30 minuti c’è un altro negozio, dove lo stesso completo costa 495€. Cosa fareste?
I dati dicono che la maggior parte delle persone “spende” i 30 minuti per la penna, ma non per il completo. Per l’economia tradizionale questo non ha senso, dato che in entrambi i casi abbiamo l’opportunità di risparmiare 5€ per mezz’ora di “lavoro”.
Può aiutare a spiegare questa illogicità il fatto che i clochard sono molto più coerenti tra le 2 scelte: questo avviene perché sono particolarmenti abituati a soppesare i risvolti economici delle proprie scelte.
Invece, seguendo la spiegazione presente in “Scarcity”, l’uomo occidentale medio ha molto più spazio per sbagliare nelle scelte economiche, e quindi non riesce ad avere chiaro il valore del proprio tempo, finendo preda degli effetti contestuali. Ecco perché cambia negozio per la penna (risparmiando il 50%), ma non per il vestito (dato che risparmierebbe l’1%).
Più praticamente, non riusciamo a sapere quanto vale il nostro tempo perché non siamo davvero abituati a scegliere, cioè a rinunciare a qualcosa.
È chiaro che questo si limita a scelte economiche di poco conto, come appunto quella dei 5€ (di poco conto proprio in relazione al nostro reddito). Se aumentassimo il denaro in ballo, ecco che la nostra capacità di misurare ritorna a galla. Ecco che cammineremo volentieri 30 minuti per risparmiare 100.000€ su uno yacht da 10.000.000€, mentre invece uno sceicco arabo non lo farebbe.
Abbiamo visto come il costo opportunità sia un costo principalmente teorico, di difficile definizione e applicazione.
Tuttavia, il fatto stesso che sappiamo che esista deve farci riflettere.
Abbiamo visto come non siamo esseri razionali: tenere in considerazione l’esistenza del costo opportunità serve come promemoria in difesa dei costi nascosti che non pensiamo di star pagando.
Certo, senza stressarci troppo quando in realtà le differenze sono trascurabili: se servirà a mangiare anche solo una coppetta di gelato gratis in più, non sarà stato invano 😉
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Credits immagini: copertina, targa gelato
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