Diario di bordo – febbraio 2020

È tanto tempo che non scrivo un diario di bordo, e la ragione è semplice: da agosto ad oggi sono stato talmente impegnato nella campagna di crowdfunding di Soisy che si è chiusa proprio stamattina da non avere tempo per comunicare come stessero andando le cose. 

È stato comunque un crowdfundig di successo e un impegno ben speso: in tutto abbiamo raccolto circa 2.214.400 € da più di 500 nuovi soci, che sono diventati proprietari di un pezzetto di Soisy.

Si tratta di un risultato eccezionale nel panorama del crowdfunding italiano e tanti ci chiedono 2 cose: come abbiamo fatto ad arrivarci e cosa faremo ora con questi soldi. Sono le due domande a cui cercherò di rispondere oggi.

Come abbiamo fatto ad ottenere questo risultato col crowdfunding?

Come avevamo già detto l’anno scorso, è sempre molto difficile capire cosa determini un successo di questo tipo. Ma dopo 2 campagne di successo non possiamo evitare di prendere posizione e secondo noi ci sono 3 fattori che sono stati fondamentali.

Il primo è la trasparenza. La nostra posizione è stata di non avere argomenti taboo, ma di dare il maggior numero di informazioni anche se questo ci avrebbe protato domande scomode. Anzi, abbiamo preso l’occasione per poter rispondere pubblicamente a domande scomode, dando una spiegazione che potesse posizionarci positivamente. 

Sembra una banalità, ma in realtà il mondo del crowdfunding è variegato e questa non è una pratica universale. C’è una naturale ritrosia a parlare di certe aspetti, per esempio dei risultati economici, che sono inevitabilmente negativi in fase di start up. Gli investitori non possono aspettarsi risultati positivi in questa fase, tanto vale essere trasparenti e cogliere l’occasione per dare dettagli che qualifichino quei risultati. E se qualche investitore non sarà convinto, beh meglio non avere a bordo un investitore che non è pronto ai rischi dell’investimento in startup.

Questo non vuol dire che la trasparenza debba essere totale: esistono ovviamente delle grandezze che non vengono comunicate, per esempio nel caso di Soisy i risultati mensili. Semplicemente, in questi casi basta essere molto chiari e spiegare i motivi della scelta.

Il secondo è la credibilità della value proposition, cioè di cosa praticamente potrà generare valore per gli investitori. Nel nostro caso questa era attestata dalla crescita avvenuta negli anni precedenti, dal nostro posizionamento in un mercato enorme e con pochi competitor, dall’esperienza del team.

Il terzo infine è la disponibilità. Fare una campagna di questo tipo è anche un grande impegno: significa dedicare tanto tempo a parlare con le persone senza sapere quale sarà l’esito, partecipare a un gran numero di eventi, essere pronti in ogni momento a rispondere alle domande più scomode che arrivano da ogni lato, sulle chat Telegram come sulla pagina della campagna. 

Ovviamente è anche un impegno che restituisce tanto, sia come visibilità dell’azienda che come feedback e relazioni umane.

Il grande vantaggio del crowdfunding rispetto ad altre modalità di raccolta del capitale è proprio nel potere che ha di generare relazioni di valore, quindi il mio consiglio per i founder che lo approcciano è di allocare il tempo che serve, fare un respiro profondo e immergersi nel flusso di conversazioni.

Cosa faremo con il capitale raccolto col crowdfunding?

E ora, chiusa la campagna, torniamo tutti a focalizzarci sulla crescita del business

Come abbiamo chiarito più volte durante la campagna, l’idea non è di utilizzare i fondi per poche iniziative di alto profilo. Soisy non funziona così, il suo motore di crescita non è dato da una forte spesa di marketing ma dalla qualità del prodotto.

E il prodotto è qualcosa che cresce gradualmente, mese dopo mese, funzionalità dopo funzionalità.

Questo è ancora più vero in un momento in cui vediamo arrivare nuovi competitor, che ci danno una grande opportunità perché allargano il mercato e validano il concept, ma ci impongono anche investimenti superiori per mantenere la superiorità di prodotto e continuare a crescere.

I primi risultati si vedranno presto, perché già nel primo semestre di quest’anno abbiamo un programma di nuove funzionalità molto fitto (ma rimaniamo fedeli alla nostra metodologia agile e non sappiamo esattamente quando faremo cosa, mentre cosa faremo nel secondo semestre rimane ancora un mistero).

Quindi è il prodotto la cosa su cui concentriamo le risorse al momento e su cui continueremo a concentrarle nei prossimi anni.

Questo, e il vantaggio di costo dato dal finanziarci tramite prestito tra privati, sono i fattori che ci faranno crescere, senza dover scalare proporzionalmente il team (abbiamo solo 4 assunzioni previste per quest’anno).

Sono questi i fattori che ci porteranno al break even 📊💪

Pietro Cesati – CEO & founder Soisy

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