Pubblicato il 23 Maggio 2016
In un precedente articolo abbiamo affrontato il tema del Fintech a partire dal suo significato e dalla sua storia. Adesso vogliamo concentrarci sulla situazione attuale del settore Fintech con uno sguardo alle prospettive di sviluppo per il prossimo futuro.
Cominciamo con il dire che il settore del Fintech è assimilabile ad un bacino marino molto vasto composto a sua volta da diversi mari identificabili da una geografia specifica: come il Mar Mediterraneo è suddiviso nell’Adriatico, Tirreno, Ionio, … allo stesso modo il Fintech è composto da vari sotto-settori identificabili dalla tipologia di servizi e prodotti che le aziende offrono, tra cui:
Ad inizio Maggio di questo anno si contavano 115 startup attive nel Fintech in Italia e molte altre già si preparano ad entrare nel mercato.
Alcuni dei sotto-settori elencati sopra hanno almeno una decina di anni di attività e graduale espansione alle spalle, mentre altri, salvo rari casi isolati, stanno vivendo oggi il loro boom in termini di domanda, ma soprattutto in termini di offerta.
Esempi di queste due casistiche sono il p2p lending per il primo caso ed i pagamenti digitali per il secondo.
Il p2p lending ha le sue origini in Inghilterra nel 2005 con Zopa che ad oggi ha intermediato più di 1,5 miliardi di sterline in prestiti p2p.
Sulla base dell’esperienza di successo di Zopa, altri player hanno iniziato ad operare in Europa (es. Funding Circle, Assetz Capital, Rate Setter) e nel resto del mondo (es. Lending Club, Prosper) competendo principalmente su base territoriale. Al momento i casi di competitor multipaese sono ancora pochi e tutti legati ad una stessa valuta (Bondora è un esempio in Europa, operando in euro in Estonia, Finlandia, Slovacchia e Spagna). In Italia attive al momento come piattaforme di p2p lending, oltre a noi di Soisy, risultano Smartika, Prestiamoci, Younited Credit e Borsa del Credito, ma sono in arrivo altre realtà nel prossimo anno.
Per quanto riguarda invece il mondo dei pagamenti digitali, ormai quasi tutti conoscono Paypal che inizialmente era stato creato per supportare l’espansione di Ebay, all’epoca ancora più mercato di vendita all’asta che vero e proprio e-commerce.
L’idea dietro la creazione di Paypal era quella di fornire alla clientela di Ebay una forma di tutela sugli acquisti effettuati in modo da spingerli a fidarsi di un concept nuovo per l’epoca: acquisti di merce online tra privati di cui non si conosce direttamente l’identità. Paypal di fatto permetteva di registrare una carta di credito o di pagamento all’interno di un’area protetta e di effettuare i pagamenti su Ebay inserendo solamente una email ed una password. Il vero punto di forza che ha spinto milioni di persone nel mondo a fidarsi di Paypal è stata la protezione sugli acquisti effettuati tramite il loro account: se il venditore si rivelava essere un truffatore, il compratore otteneva indietro da Paypal la somma pagata per acquistare il bene. Da allora il concept si è espanso, è stato adottato da altre piattaforme digitali che non fossero eBay e di fatto ad oggi viene utilizzato in tutto il mondo per pagare beni e servizi.
Paypal per tanti anni è rimasto un unicum all’interno dei pagamenti digitali: oggi invece assistiamo al fiorire continuo di nuove realtà che si pongono l’ambizioso obiettivo di reinventare i pagamenti e lo scambio di denaro tra le persone.
In Italia sicuramente spiccano le esperienze di Satispay, Hype e Jiffy. La prima di queste è stata creata dall’idea e l’impegno di 3 giovani italiani (Alberto Dalmasso, Dario Brignone e Samuele Pinta) con il supporto di Banca ICCREA alle spalle.
Quelli appena analizzati sono solo due dei tanti sotto-settori del fintech che vanno via via espandendosi ogni giorno di più.
Un altro settore fintech molto attivo in questo momento è sicuramente quello dei robot advisor, piattaforme digitali che, di fatto, si sostituiscono all’intervento umano nel supportare i clienti nella scelta del proprio portafoglio di investimenti. Esistono anche soluzioni ibride che mixano il carattere digitale della piattaforma -che permette ai clienti di risparmiare sui costi- e l’elemento umano
Di particolare interesse sono anche le piattaforme di digital savings come Oval Money (una dei due vincitori dei CheBanca Italian Fintech Awards 2016) e Growish: la prima permette ai propri clienti di gestire tutti i propri conti bancari e carte di credito su una stessa piattaforma in maniera trasparente, con l’obiettivo di riuscire a risparmiare ogni mese del denaro attraverso una gestione più virtuosa del proprio denaro; la seconda dà la possibilità di creare delle collette da sponsorizzare per realizzare un particolare obiettivo.
Tra gli esperti di settore c’è chi fa pronostici sull’evoluzione nel prossimo futuro del Fintech.
Sempre più spesso, inoltre, si sottolinea un’elevata probabilità di convergenza tra il “nuovo” rappresentato dalle aziende fintech ed il “vecchio” rappresentato dal sistema bancario. Ma il punto centrale non è tanto se si verificherà o meno questa convergenza, quanto più il “come” questi sistemi oggi così distanti convergeranno. Molti esperti affermano che le banche aumenteranno nei prossimi anni gli investimenti diretti sulle startup fintech (un esempio a cui abbiamo preso parte sono stati gli IFA 2016 organizzati da CheBanca! dove in palio per i vincitori c’era anche un contratto di collaborazione) ed innoveranno le proprie infrastrutture tecnologiche con l’obiettivo di permettere un dialogo tra i propri sistemi e le piattaforme delle startup (attraverso l’utilizzo delle API). Altri invece si chiedono se il settore bancario potrà mai effettivamente evolversi ed innovarsi a sufficienza per poter creare sinergie con il mondo fintech o se devono essere proprio queste ultime ad affrontare un processo di deframmentazione del settore aggregandosi sotto forma di hub-fintech con l’obiettivo di poter servire uno stesso cliente di tutti quei prodotti e servizi di cui possa necessitare.
Ad oggi infatti un’offerta end-to-end rappresenta uno dei maggiori vantaggi per la banca nell’attrarre clientela: alcuni clienti infatti sono disposti a rinunciare alla semplicità di utilizzo in favore di un’offerta di servizi e prodotti più completa e di un trust già collaudato. Dall’altro lato, invece, i clienti che già ad oggi si rivolgono alle Fintech spesso lo fanno per livelli di usabilità nettamente superiori (possibile grazie alla verticalità di ogni piattaforma sul servizio offerto) e per il livello di digitalizzazione nella fruizione dei servizi.
Ma i problemi sorgono quando uno stesso cliente ha bisogno di due servizi diversi e per fruirne nel mondo fintech necessiterebbe di due account diversi, si troverebbe di fronte a due esperienze utente diverse, si dovrebbe fidare di due aziende diverse,…
Quello che è certo è che gli investimenti nel fintech sono in costante aumento e con tutta probabilità questo trend continuerà nel prossimo futuro. Per determinare chi avrà successo nel cavalcare questa onda diventerà fondamentale, come sempre, la capacità di interpretare i bisogni e le aspettative degli utilizzatori finali in un orizzonte di medio periodo.
Bill Gates ripete spesso che “Quasi tutti sopravvalutano quello che è possibile fare in un anno, e sottovalutano quello che è possibile fare in dieci anni“.
Noi concordiamo.
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