Investire
Pubblicato il 26 Maggio 2017
Soisy cambia un po’ ogni giorno, mano a mano che scopriamo come servire al meglio i nostri clienti.
La grande novità del 2017 è stata l’impegno a portare il prestito tra privati direttamente nei punti vendita, sia fisici che online.
L’idea è di servire meglio i clienti nel momento stesso in cui fanno un acquisto.
Il prestito su e-comemrce ci consente di controllare meglio la destinazione del prestito: contribuirà nel lungo periodo a diminuire il rischio di credito della piattaforma, con effetti positivi sull’offerta di fondi e sul tasso di interesse richiesto dagli investitori.
In questo prima parte dell’anno le cose stanno andando bene su questo fronte, con numerosi e-commerce che sono diventati partner (a proposito: se hai un e-commerce o conosci qualcuno che vuole offrire il pagamento rateale ai suoi clienti, questo è il link: https://www.soisy.it/partner/).
Tuttavia, questo successo ci obbliga a una riflessione: questa svolta mette in dubbio il nostro approccio al credito sostenibile?
Qualche settimana fa parlavo di questa evoluzione di Soisy con uno dei nostri clienti, uno dei primi investitori a registrarsi sulla piattaforma. “Bello”, mi ha detto, “ma io ho scelto voi per fare investimenti sostenibili, bisognerebbe evitare di far finanziare l’acquisto del telefonino”.
[qui un’intervista all’investitore “incriminato” 😀 ]
Su due piedi non ho trovato una risposta brillante: la realtà è che non vedo un problema nel finanziare un telefonino, però capisco istintivamente chi trova che sia diverso dal finanziare un violino o un master post laurea. Mi ci è voluto un po’ per raccogliere le idee ed elaborare una posizione.
C’è una lunga tradizione di pensiero contraria all’idea stessa di prestito, che annovera tra i suoi sostenitori Aristotele, Cicerone e innumerevoli pensatori cristiani fino al Medioevo. Anche Tommaso d’Aquino, testimone della ripresa economica del Basso Medioevo e all’avanguardia in molte intuizioni economiche sul funzionamento dei mercati, condanna l’attività di prestito.
Solo dal Cinquecento comincia a svilupparsi la moderna teoria economica che riconosce gli effetti benefici del credito sullo sviluppo delle persone e dell’economia. Ma la stigmatizzazione del prestito non è scomparsa, e a volte è addirittura incorporata nelle strutture linguistiche: basti pensare che la traduzione tedesca di debito, Schuld, ha anche il significato di colpa.
Anche il dibattito politico è spesso ondivago rispetto alla “giusta” quantità di credito: le banche sono regolarmente criticate perché non forniscono sufficiente accesso al credito; quando però lo fanno in eccesso, come nel caso della crisi dei mutui subprime negli Stati Uniti, vengono stigmatizzate per il motivo opposto.
In un certo senso queste incongruenze sono comprensibili: l’evoluzione dell’atteggiamento verso il prestito è legato alla trasformazione dell’economia negli ultimi secoli. L’impatto positivo del credito era molto inferiore in un’economia dominata dalla proprietà terriera e dalla diseguaglianza come quella medioevale, mentre è evidente in un’economia avanzata. È naturale però che la società e la cultura richiedano del tempo per “digerire” questo cambiamento.
Dobbiamo riconoscere anche che è la stessa natura del prestito ad essere ambivalente, un po’ come certe medicine. Da un lato strumento potente per abilitare la crescita personale e di un’intera società, dall’altro potenzialmente dannoso se assunto in quantità eccessive (basti pensare al fallimento di un’azienda o di un intero stato per eccesso di indebitamento).
Questo ci riporta alla domanda iniziale: in quali situazioni il prestito è sostenibile?
Contrariamente a quanto suggerisce l’amico investitore, secondo noi non può essere l’oggetto del prestito a decretarne la sostenibilità.
Salvo i casi in cui il prestito finanzi un’attività illegale, che ovviamente escludiamo, come potremmo stabilire un criterio per distinguere tra beni finanziabili e non?
Il desiderio di realizzare investimenti sostenibili non può essere subordinato alla tipologia di bene finanziato, perché quest’ultimo è altamente personale e soggettivo.
Il telefonino può avere un’immagine poco elegante per alcuni, ma è uno strumento essenziale per connettersi agli altri e lavorare, e certamente non sta a noi stabilire in quali casi sia utile a una persona o meno.
Quello che invece cerchiamo di portare avanti sono tre semplici azioni, una sorta di manuale del prestito sostenibile che è un impegno anche per la realizzazione di investimenti sostenibili:
Per quanto riguarda la sostenibilità finanziaria, come abbiamo spiegato qui lavoriamo molto sia sulle informazioni di reddito che su quelle provenienti da credit bureau per valutare se la persona si possa permettere un acquisto a rate.
Può sembrare strano l’utilizzo dei dati di credit bureau anche per valutare la sostenibilità, ma diversi studi di finanza comportamentale e la nostra stessa esperienza mostrano che le persone non si comportano sempre razionalmente quando prendono un prestito. È logico quindi che persone con un buon credit score presso le banche dati creditizie, quindi già avvezze all’uso di prestiti, siano maggiormente in grado di giudicare la loro situazione finanziaria rispetto ad altre.
Il giudizio del cliente però è affidabile solo se conosce chiaramente la reale spesa del suo prestito, il che ci porta al tema della trasparenza.
Trasparenza per noi vuol dire soprattutto far pagare una sola commissione su ogni prestito, evitando le spese nascoste: prospettiamo subito una rata che non cambierà mai nel corso della durata del prestito e che non lieviterà a causa di spese accessorie e nascoste tra asterischi e note in piccolo.
Per fare qualche esempio, siamo stati i primi in Italia a non applicare le spese di incasso rata (che altre banche e istituti di social lending fanno pagare anche più di 2 euro a rata) e le spese di estinzione anticipata.
La frammentazione delle commissioni serve proprio a ingannare le persone sul reale costo di un prestito ed è per questo che la evitiamo.
Infine, il costo del prestito: in un certo senso l’intero meccanismo del prestito tra privati è concepito per minimizzarlo.
Resta però il fatto che il costo finale di un prestito varia molto rispetto alla durata: passare da 1 a 3 anni lo raddoppia, e allungare fino a 5 lo quadruplica.
Minimizzare la durata è quindi uno dei nostri obiettivi per permettere prestiti e investimenti sostenibili.
Lo portiamo avanti tramite una serie di strumenti: durate massime diverse per ogni partner in base al tipo di bene venduto, semplicità nella simulazione dell’impatto sul costo finale, nessuna spesa di estinzione anticipata in modo da permettere ai clienti di abbattere la spesa in ogni momento.
In futuro ci piacerebbe creare degli strumenti per aiutare i clienti a rendersi conto di quanto potrebbero risparmiare estinguendo in anticipo il prestito.
Non sarà l’unica novità in tema di sostenibilità: come sempre, la cosa bella del lavoro in una startup è che ogni giorno si impara qualcosa di nuovo ed è probabile che anche qui ci saranno ulteriori evoluzioni.
Se volete partecipare a questa evoluzione per realizzare insieme prestiti e investimenti sostenibili lasciateci pure un feedback qui sotto ⬇ ⬇ ⬇.
Photo credits: copertina, foto ragazza in negozio, foto ragazza con telefonino.
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