Investire
Pubblicato il 13 Aprile 2017
Decidere dove investire i propri sudati risparmi non è una scelta da fare a cuor leggero: dietro si nascondono molteplici insidie, rischi e concetti parecchio complicati. Eppure è una decisione che va affrontata: ormai non ha più senso tenere i soldi sotto al materasso ed è impensabile comprare una casa facendo a meno di un mutuo.
Ogni giorno ci troviamo di fronte ad innumerevoli scelte, ma partiamo sempre dalla stessa: mi alzo dal letto o chiamo al lavoro per darmi malato? Di solito si sceglie la prima opzione, che ci espone ad una miriade di altre scelte da compiere. Spesso optiamo regolati da automatismi, ad esempio non dobbiamo pensare a quanto zucchero mettere nel caffè, lo versiamo e basta.
Il problema di queste scelte automatiche è che forniscono risposte approssimative ai problemi, con il rischio di farci commettere degli errori. Chi ha mai provato a mettere 3/4 di bustina di zucchero nel caffè o 7/8 e ha valutato la differenza? Prendiamo una bustina, la versiamo tutta e beviamo il caffè. È un esperimento che non abbiamo mai fatto perché pensiamo che non ne valga la pena. Finché si tratta di scelte così semplici poco importa: se facciamo degli errori, le conseguenze risultano irrilevanti. Ma cosa succede quando applichiamo gli stessi automatismi a scelte finanziarie? Potenzialmente disastri.
Tanto per sfruttare un esempio abusato, la crisi dei mutui subprime è stata causata da scelte sbagliate, a volte compiute in malafede, altre in buona. Di solito si pone l’accento sui broker immobiliari, che proponevano mutui a persone che non se li potevano permettere. Concentriamoci invece sulle persone che accettavano questi mutui. A nessuno è stata puntata una pistola sulla tempia, nessuno è stato obbligato a firmare. Nella maggioranza dei casi queste persone non avevano nemmeno l’esigenza di comprare una casa; molto più banalmente, hanno letto le condizioni del prestito e sul momento le hanno trovate convenienti. La loro colpa? Non aver prestato la giusta attenzione a tutte le informazioni in loro possesso ed essersi concentrati quasi esclusivamente sugli aspetti piacevoli del contratto.
Vediamo come si comporta in questa situazione un americano medio, che chiameremo Homer. Il mercato immobiliare è in crescita stabile da anni, tutti gli amici di Homer hanno appena ristrutturato casa e altri ancora ne hanno comprata una seconda, ammobiliandola divinamente, dal momento che le banche non hanno problemi ad accrescere il finanziamento per far acquistare anche quel SUV appena uscito.
Homer vorrebbe imitare i suoi amici, ma dei dubbi ancora rimangono, in fondo lo stipendio non è altissimo e il contratto è ancora da precario, ma anche i suoi amici sono nella stessa situazione e fare un salto in banca non costa nulla. Una volta lì, Homer viene fatto accomodare in un bell’ufficio e gli viene presentato il piano completo del mutuo: TAEG, commissioni, durata del prestito e altri dettagli. Comincia a destreggiarsi tra i numeri, ma non è facile: si tratta di argomenti che non ha mai studiato.
Alla fine Homer accetterà il mutuo e sarà una pessima decisione. Prima di arrivare a quel punto, vorrei farvi riflettere sul fatto che la maggior parte delle persone è quasi analfabeta in campo finanziario, dato che durante l’istruzione dell’obbligo si dà più importanza ad argomenti teorici, come la trigonometria, piuttosto che al calcolo delle rate di un mutuo.
Pensate alla vostra esperienza personale, a quanto è stato difficile buttarsi nel mondo degli investimenti quasi da autodidatti, facendo affidamento principalmente sui funzionari della banca, fidandosi del loro giudizio e della capacità esplicativa degli indici proposti. Non sarebbe stato meglio ricevere un’istruzione al riguardo? In fondo sono problemi che tutti dobbiamo affrontare.
Ovviamente la scuola non può insegnare tutto, ma dovrebbe fornire un minimo di preparazione in questo campo. Le conseguenze dell’ignoranza sono sotto gli occhi di tutti: si risparmia troppo poco per la pensione, si fanno investimenti poco sicuri e si accettano mutui che sarebbe meglio rifiutare, come nel caso di Homer.
Questi trend purtroppo sono facilmente verificabili: in ambito accademico sono anni che si parla, ad esempio, di un nuovo modo di organizzare il risparmio pensionistico. Una soluzione può essere quella presentata da Benartzi e Thaler, due padri fondatori dell’economia comportamentale, che hanno applicato con successo una nuova idea di piano pensionistico con elementi comportamentali in alcune aziende americane, ottenendo risultati molto positivi per i partecipanti.
Avevamo lasciato Homer piuttosto indeciso, nonostante le rassicurazioni dell’addetto al mutuo, che continua a guidarlo nella lettura del contratto. Mentre Homer ha bene in testa come spenderebbe tutti quei soldi, fa più fatica a comprendere tutti i discorsi su scadenze, tassi variabili, penali, commissioni… ma all’improvviso, ecco una buona notizia: scopre che il suo mutuo avrà un teaser rate.
Il teaser rate (letteralmente tasso allettante) applicato a un prestito produce un piano di rimborso del debito che permette di mantenere nei primi tempi, da qualche mese ad un paio di anni al massimo, il tasso di interesse particolarmente basso, anche nullo. Una pacchia, insomma. Ovviamente dopo questo periodo iniziale il tasso diventa variabile, può persino raggiungere valori proibitivi. Tuttavia Homer non ha ben chiara l’ampiezza delle oscillazioni che può avere un tasso variabile. Per di più gli viene ventilata la possibilità di rifinanziare il debito senza problemi, cioè di rivedere il piano di rimborso in corso d’opera, dato che il mercato è in crescita stabile.
Un consumatore completamente razionale analizzerebbe tutti i dati a disposizione, costruirebbe una previsione dell’andamento delle proprie finanze e del mercato e infine attuerebbe la propria decisione. Sono calcoli troppo, decisamente troppo complicati per Homer. Tuttavia una decisione va presa in un senso o nell’altro: il nostro cervello si comporta in modo curioso di fronte ai problemi che ritiene eccessivamente complessi, si concentra sulle parti che comprende e prende decisioni tenendo conto unicamente di esse.
Il desiderio di comprendere il funzionamento della nostra mente nella vita di tutti giorni è piuttosto antico, ma proposte di una sua sistematizzazione sono molto più recenti, perlomeno in ambito economico. Nell’economia tradizionale l’agente rappresentativo della popolazione è il cosiddetto “homo oeconomicus”, cioè una persona completamente e solamente razionale, a cui ci siamo riferiti poco fa.
Sebbene costui funzioni a meraviglia nei modelli economici tradizionali, negli anni ’60 due psicologi ebraici, Kahneman e Tversky, hanno intrapreso un viaggio antropologico per creare una figura d’uomo che fosse più simile a quella incontrata nella vita reale. Costoro rivoluzioneranno l’economia nel 1979 con un articolo che proponeva la Prospect Theory, un modello economico per cui Kahneman vincerà il Nobel per l’economia nel 2002.
Il loro primo programma di ricerca, invece, chiamato “Heuristics and biases” (euristiche e bias), non era riuscito a prendere la forma di modello, ma si trattava di una collezione di errori più o meno ricorrenti che tutti noi compiamo ogni giorno. Il nostro cervello utilizza infatti ogni giorno delle euristiche, cioè dei metodi di decisione veloci ed approssimativi, per compiere moltissime scelte. Quando queste scelte si discostano da quello che farebbe un homo economicus ci troviamo di fronte a delle perdite di utilità, a degli errori o, più banalmente, a quelli che Kahneman e Tversky chiamano appunto bias.
Nei molteplici anni dedicati alla ricerca hanno trovato moltissime euristiche, appaiate a dei bias, che hanno raccolto nel libro “Pensieri lenti e veloci”, fondamentale per lo sviluppo di una nuova branca dell’economia, chiamata economia comportamentale. Recentemente alcune delle euristiche scoperte hanno cominciato a trovare una causa biologica comune grazie al lavoro di altri ricercatori.
Il fatto che il nostro cervello cerchi delle “risposte semplici a problemi complessi” è ben spiegato nel libro in questione. Nel caso di Homer il messaggio che arriva forte e chiaro al cervello è: “Ho la casa subito e a ripagare il debito ci penso dopo”. Ciò significa benefici immediati e costi futuri, con la possibilità che questi rimangano comunque bassi grazie al rifinanziamento che Homer percepisce come una certezza, piuttosto che come una mera possibilità.
Siamo portati a dare più valore all’oggi rispetto al domani, ad anticipare il piacere e a procrastinare la fatica: quante volte abbiamo esagerato col dessert, “tanto domani vado in palestra”? Quante volte abbiamo fumato un’altra sigaretta, “tanto domani smetto”?
Questo modo di pensare è completamente naturale, ma ciò non toglie che possa essere dannoso soprattutto perché non ci rendiamo conto che avviene: siamo davvero convinti che domani o tra una settimana riusciremo ad andare in palestra, a metterci a dieta, a smettere di fumare. Lo stesso ragionamento ci porta ad accettare un prestito che non ci possiamo permettere di ripagare, perché ci focalizziamo sui benefici immediati e non abbastanza sui costi futuri, convinti che non saranno poi così alti.
In altre parole siamo imperfetti, siamo umani, ma basta esserne davvero consapevoli per poter prendere comunque delle ottime decisioni.
Se poi vogliamo investire in modo semplice e sicuro, c’è Soisy che grazie alla trasparenza rende semplice anche investire, proprio come mettere lo zucchero nel caffè.
Se hai dubbi, domande o idee per un prossimo post lasciaci un commento, sarò felice di risponderti.
Credits immagini: copertina, gif Homer, teaser rate
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