Investire
Pubblicato il 3 Luglio 2018
Prima di andare avanti, quindi, conosciamo meglio gli indici.
Come appena accennato, gli ETF hanno come obiettivo la replica del rendimento dell’indice di riferimento. Ma cosa sono gli indici? Riprendendo una definizione di Borsa Italiana,
“un indice è una rappresentazione astratta del mercato di riferimento che il gestore non può comprare direttamente”.
Gli ETF possono essere, quindi, costruiti su diversi indici di riferimento, come:
Investire in ETF significa avere a portafoglio strumenti finanziari semplici e, di solito, poco costosi. Si tratta, inoltre, di fondi di investimento quotati in Borsa, le cui quote possono essere trattate come normali titoli azionari, e quindi acquistate e vendute in qualunque momento.
Per avere un’idea circa la dimensione del mercato, facendo riferimento solo alla Borsa Italiana, si rilevano circa 1.000 ETF quotati, il che prospetta grande flessibilità all’investitore e gli dà garanzie di regolamentazione.
Ma prima di parlare dei vantaggi e degli svantaggi di investire in ETF, ci teniamo a ribadire due aspetti fondamentali:
Come per tutti gli strumenti finanziari, la diversificazione della propria asset allocation è una regola imprescindibile per ridurre il rischio dei propri investimenti. Con gli ETF diversificare è più semplice ed efficace. Se con altri asset per diversificare occorre acquistare diversi titoli, con gli ETF si può avere un paniere di titoli completo acquistando un solo strumento finanziario, poiché “investire in un ETF significa prendere facilmente posizione su un intero indice di mercato, che facendo riferimento ad un paniere ampio di titoli, diversifica e diminuisce il rischio dell’investimento”.
Gli ETF hanno per loro intrinseca struttura dei costi di gestione più bassi rispetto ad altri strumenti, non richiedendo un elevato numero di operazioni di compravendita e di interventi da parte del gestore. Le strategie passive, però, secondo alcuni esperti, portano con sé dei limiti, poiché anche se sono favorite nelle fasi positive del mercato, si trovano nella situazione opposta quando il mercato va male e, dopo fasi particolarmente redditizie, c’è da aspettarsi un probabile crollo.”.
Per liquidità si intende la facilità con cui può essere acquistato o venduto un dato strumento finanziario, intesa sia in termini di tempi che di costi. Come tutti i fondi di investimento quotati in Borsa, gli ETF sono estremamente liquidi, poiché è semplice vendere o comprare nuove quote senza incorrere nella loro svalutazione.
Una delle conseguenze della liquidità è la flessibilità. Gli ETF, come abbiamo visto, sono estremamente liquidi e il loro lotto minimo negoziabile è di un’azione o quota, per cui sono accessibili anche ai piccoli risparmiatori. Tutto ciò fa degli ETF uno strumento flessibile, in quanto adatto a investitori privati ma anche a grandi trader, consentendo strategie sul breve periodo ma anche a medio e lungo termine.
Come accennato poc’anzi, gli ETF sono caratterizzati da semplicità di utilizzo. È, infatti, possibile prendere posizioni su indici, settori, aree geografiche attraverso un’unica operazione di acquisto o vendita senza dover effettuare azioni singole su ogni titolo di un determinato comparto.
Mettendo a confronto i costi di gestione di un fondo attivo e di un ETF risulta che il primo supera il 2% mentre il secondo si attiene in media allo 0,5%. Si può affermare in tutta tranquillità che la gestione passiva sia uno strumento efficiente, in quanto rende l’investimento in ETF estremamente vantaggioso.
Gli ETF sono strumenti a patrimonio separato rispetto a quello societario dell’emittente. L’investimento, quindi, viene restituito anche in caso di fallimento del gestore del fondo.
La natura stessa di questi fondi portà con sé un elevato livello di trasparenza. Esposizione valutaria, masse gestite, merito creditizio, tipologia di replica sono tutti misurabili in maniera agevole.
Dopo aver sottolineato i pro di investire in ETF, è necessario conoscere anche il rovescio della medaglia, poiché come per tutti gli strumenti finanziari esistono dei contro.
La sottoscrizione degli ETF può avvenire solo tramite mercato secondario, questo porta con sé il vincolo ad investire in un paniere precostituito che non è possibile cambiare e che potrebbe includere società con bilanci problematici. La diversificazione può risolvere il problema solo in parte, riducendo il rischio ma non eliminandolo del tutto.
La negoziazione con le società emittenti di ETF può essere condotta solo dai player istituzionali. Per gli investitori privati, invece, è possibile solo nel mercato secondario attraverso i broker.
Si tratta della differenza tra il prezzo al quale il dealer è disposto ad acquistare uno strumento finanziario e quello al quale l’altro dealer è disposto a venderlo. In caso di un supporto non adeguato alla liquidità degli ETF da parte dell’operatore, tale spread può ampliarsi eccessivamente.
I detentori di ETF non hanno commissioni di “Entrata”, “Uscita” o “Performance” a loro carico. Esiste, tuttavia, il TER, Total Expense Ratio, ovvero un indice dei costi di gestione che comprende:
Il TER varia in base al tipo di fondo e, in generale, negli ETF è più basso rispetto agli altri strumenti, ma è comunque un fattore da tenere in considerazione.
Investire in ETF può essere un buon compromesso per chi punta alla diversificazione e a un rischio contenuto, cercando al contempo la flessibilità della negoziazione real time delle azioni. Ma non è l’unica via: Soisy, per esempio, è uno strumento a basso rischio che può essere anche più redditizio dell’investimento in ETF. Leggi qui i rendimenti dell’ultimo anno e qui, invece, puoi trovare maggiori info sugli investimenti online Soisy per finanziare acquisti in e-commerce e negozi.
Credits immagini: copertina
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