SoisyLife
Pubblicato il 4 Agosto 2016
Ho un ufficio, non ho una scrivania.
Remote working non significa assolutamente fare telelavoro, ma gestire i propri tempi, fare le attività che devono essere fatte in ambienti che possono cambiare di giorno in giorno.
Il remote working secondo Francesco Fullone, Ceo di Ideato.
Con remote working si intende letteralmente lavorare da remoto, seguendo obbiettivi e scadenze, ma senza la presenza di una postazione fissa. L’unica necessità sta nell’avere una connessione internet e un computer a portata di mano.
É questo il cosiddetto remote first, che grazie a coordinazione e organizzazione del team, consegne frequenti e programmazione giornaliera del lavoro, consente di ridurre con semplicità le tempistiche lavorative e massimizzare i tempi di azione e sviluppo.
Sono queste tutte caratteristiche si sposano perfettamente con il metodo agile che adottiamo in Soisy e che permettono di spacchettare le specifiche di un progetto in piccoli blocchi gestiti singolarmente, per poi ricomporli in un prodotto finale.
Naturalmente, l’elemento chiave di questo tipo di approccio è una buona progettazione.
Il master che ho appena concluso in Tag Innovation School è stato il mio primo vero approccio a metodologia agile, business canvas e tutta la branca di smart method adesso veramente presenti sia in grandi aziende che in nuove aziende emergenti e startup innovative.
Ecco perché la mia scelta post Master è stata quella di sperimentare a pieno queste metodologie, e non potevo certamente trovare un posto migliore di Soisy per testarle sul campo.
Soisy è una startup, ha ufficio in un coworking e predilige assolutamente il remote working, dando così la possibilità a ogni dipendente di gestire a pieno il proprio tempo e i propri spazi.
Il nostro team raccoglie letteralmente persone da tutta Italia: Enrico e Matteo sviluppano rispettivamente la nostra piattaforma dalla Sicilia e dalla Riviera, spesso in pair con Ideato, un’ agenzia di sviluppo web che ha sede a Cesena; Giorgia e Andrea si dividono tra Milano e Roma, mentre io, Marco, Pietro e Carlo viviamo a Milano e ci alterniamo tra casa e ufficio.
Questo permette (oltre ovviamente a condividere dialetti ed esperienze) di non restringere le possibilità di selezione di Soisy per le nuove assunzioni: ciò che conta, infatti, sono le capacità personali di ognuno, mentre i confini geografici non esistono, dandoci così la possibilità di collaborare con persone competenti e specializzate, se pur non disponibili nel raggio di pochi chilometri.
La distanza non è quindi un limite, ma un’ opportunità.
Per lavorare bene da remoto è però necessario utilizzare i giusti strumenti e un approccio molto pratico.
Non usiamo tecnologie complesse: Slack e Trello sono i mezzi attraverso i quali gestiamo il lavoro e ci teniamo aggiornati in tempo reale; materiale in cloud su Google Drive e GitHub, disponibile per tutti in sharing, e connessione internet sono gli elementi indispensabili per le attività quotidiane.
Il resto è tutta una questione di organizzazione.
La cosa più importante all’interno del team è che ci sia chiarezza e che tutti abbiano presente quello che gli altri stanno facendo in modo da potersi coordinare al meglio ed assistersi in caso di necessità.
In questo senso, la pianificazione del lavoro va gestita in modo dinamico, e noi di Soisy definiamo settimanalmente il lavoro individuale e programmiamo continue spike e iteration collettive su argomenti specifici in cui discutiamo insieme strategie e approcci a nuovi progetti e idee.
Inoltre, ogni tre mesi, andiamo in retreat una settimana per fare team building.
Ultimo, ma non meno importante lo standup.
Ogni mattina ci ritroviamo in call e a turno ci raccontiamo cosa abbiamo fatto il giorno precedente e cosa faremo quel giorno, richiedendo l’attenzione di chi ci è necessario per portare a termine il nostro incarico quotidiano.
La possibilità di essere continuamente in contatto da postazioni separate ci permette di poter contare sul lavoro o sul consiglio degli altri in qualsiasi momento della giornata: in questo modo team working e autogestione si bilanciano alla perfezione.
Se questo approccio vi affascina e volete saperne di più, qui potete trovare il manifesto della metodologia agile.
Carlotta Schezzini
Articolo precedente
Articolo successivo
Ciao!
Siamo on line dal lunedì al venerdì dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 14.30 alle 17.30
Scrivici in questi orari, grazie!
One thought on “Remote working e metodo agile: un nuovo modo di lavorare”