Chiedere un prestito
Pubblicato il 6 Febbraio 2017
Per chi non ha mai sentito parlare di social lending, la definizione di Wikipedia è un ottimo punto di partenza: “Per social lending (da to lend = prestare, noto anche in inglese come peer-to-peer lending, spesso abbreviato in P2P lending e in italiano come prestito tra privati) si definisce un prestito personale erogato da privati ad altri privati su Internet. Ha luogo sui siti di aziende di social lending, senza passare quindi attraverso i canali tradizionali rappresentati da società finanziarie e banche”.
In questa definizione si ritrovano le caratteristiche principali del social lending:
Il social lending, o anche peer-to-peer lending, altro non è che l’applicazione della sharing economy al settore del credito: come su AirBnb chi cerca una casa la può affittare da una persona che mette la propria a disposizione in cambio di una quota, così sulle piattaforme di social lending chi ha denaro può metterlo a disposizione di chi ne ha bisogno in cambio di interessi.
Questo concept rappresenta un’evoluzione nel settore del credito implicando però, in un certo senso, un ritorno al passato e a quando le persone si prestavano denaro tra loro. L’unica differenza è che magari, in antichità, ci si prestava denaro solo se ci si conosceva, forti di un legame e di una fiducia maggiore data da quel legame diretto.
Internet e la rete, come spesso accade, hanno stravolto tutto e oggi sono sconosciuti a prestarsi denaro, registrandosi su piattaforme di social lending.
In questo modo chi ha bisogno di un prestito lo chiede ad altre persone online, senza conoscerle direttamente, e chi investe il proprio denaro sulla piattaforma lo presta a uno o più richiedenti di cui non conosce nulla, se non il merito creditizio.
Sono dunque 3 gli “attori” principali in gioco nell’ambito del social lending: il richiedente che cerca un prestito online, il prestatore/investitore che finanzia quel prestito (o una parte di esso) e una piattaforma di social lending che fa incontrare richiedenti e investitori.
Le dinamiche alla base di un prestito online attraverso piattaforme di social lending sono piuttosto lineari e comuni alle varie aziende peer-to-peer:
Come detto al paragrafo precedente, l’incontro tra domanda e offerta di denaro avviene appunto su piattaforme di social lending come la nostra ⬇ che si occupano di diverse attività:
I vantaggi per chiedere un prestito attraverso una piattaforma di social lending e non attraverso le solite banche o finanziarie sono molteplici:
Aggiornamento novembre 2017: dal 1° novembre 2017 Soisy non finanzia più prestiti personali chiesti spontaneamente sul nostro sito, ma finanziamo solo l’acquisto di prodotti e servizi su e-commerce nostri partner. Puoi leggere maggiori info sul cambiamento del nostro modello di business qui.
Chi fa un acquisto su un e-commerce convenzionato al nostro circuito di pagamento, può chiedere di pagare a rate; oltre ai vantaggi classici dei prestiti tra privati, ne garantiamo anche qualcuno in più:
Quali sono i requisiti per ottenere un finanziamento in un partner convenzionato?
Per ottenere un finanziamento in un partner convenzionato occorre:
✔ avere la maggiore età
✔ avere la cittadinanza italiana da almeno 3 anni
✔ avere un reddito regolare e dimostrabile
✔ avere un buon merito creditizio (non aver subito protesti o aver pagato in ritardo rate di altri prestiti).
Prima di fare un preventivo, ti consigliamo ad ogni modo di fare un confronto tra più prestiti personali, in modo tale da fare una scelta consapevole e adatta alle tue esigenze: se vuoi qui puoi approfondire ulteriormente l’argomento con 10 cose che non puoi non sapere sui prestiti personali.
Ti ricordiamo quindi che in Soisy NON facciamo più prestiti tra privati tradizionali ma finanziamo solo acquisti su e-commerce.
Il social lending non è certamente una novità per il mercato italiano, che ha sicuramente preso spunto da contesti più evoluti e precursori.
I prestiti tra privati sono un concept originariamente anglosassone, nati in Inghilterra nel 2005 grazie alla società Zopa, che dal 2008 è operativa anche negli Stati Uniti ad oggi ha finanziato circa 2 miliardi di prestiti tra privati (fonte: wikipedia).
Il mercato anglosassone è molto variegato in termini di società che offrono prestiti tra privati: da Zopa a Prosper, passando per RateSetter, fino a società come Seedrs che gestiscono prestiti tra privati per finanziare aziende. L’importanza di questo business è testimoniata dal fatto che a partire dal 2014 il mercato del peer-to-peer lending è regolamentato dalla FCA, l’ente regolatore del mercato finanziario del Regno Unito.
Lo stesso vale per il mercato statunitense, dove all’arrivo di Zopa nel lontano 2008 erano già operative dal 2006 Lending Club e Funding Circle. Le potenzialità di tale business sono molto ampie, come testimonia l’entrata di Google 4 anni fa nel capitale di Lending Club.
In questo articolo del nostro blog di novembre scorso trovate i riferimenti a società di social lending operative in Europa e nel resto del mondo, con i relativi numeri e riferimenti.
Per quanto riguarda i numeri generati dall’hub ed ecosistema di imprese che si occupano di social lending nel mercato italiano, consigliamo invece gli update mensili del blog P2P Lending Italia, che nell’ultimo aggiornamento racconta di un fenomeno -quello del social lending in Italia- che ha permesso di finanziare “oltre 64 milioni di Euro di nuovi prestiti nel corso del 2016, un aumento pari a +524% rispetto ai 10.3 milioni di euro del 2015”.
Risalgono all’8 novembre 2016 le “Disposizioni in materia di raccolta del risparmio da parte dei soggetti diversi dalle banche”, che comprendono una sezione (la IX) completamente dedicata al social lending e alle piattaforme che intermediano denaro tra investitori privati e istituzionali e richiedenti privati o imprese.
Come annunciato da Milano Finanza, le disposizioni sono entrate in vigore il 1° gennaio 2017.
Sul significato di social lending, Banca d’Italia ha mostrato di avere le idee molto chiare: “uno strumento attraverso il quale una pluralità di soggetti può richiedere a una pluralità di potenziali finanziatori, tramite piattaforme on-line, fondi rimborsabili per uso personale o per finanziare un progetto. L’operatività dei gestori dei portali on-line che svolgono attività di social lending e di coloro che prestano o raccolgono fondi tramite i suddetti portali è consentita nel rispetto delle norme che regolano le attività riservate dalla legge a particolari categorie di soggetti (ad esempio, attività bancaria, raccolta del risparmio presso il pubblico, concessione di credito nei confronti del pubblico, mediazione creditizia, prestazione dei servizi di pagamento)”.
Come ben sintetizzato qui, “Nel Resoconto della consultazione, Banca d’Italia fa comunque capire che questo è solo il primo tassello di una norma normativa ancora tutta in divenire”.
E proprio perché si tratta di una normativa in divenire rimandiamo agli articoli di competenza (Il Social Lending è possibile anche in Italia: dal 2017 via ai prestiti personali sul web e Banca d’Italia pubblica le attese Disposizioni in tema di social lending) per ulteriori approfondimenti.
La storia del social lending in Italia è iniziata nel 2005, quando Zopa iniziò ad operare anche nel mercato italiano. Tuttavia nel 2009 Banca d’Italia ne dispose la cancellazione dall’albo degli intermediari finanziari, sospendendone le attività. Dopo questo primo stop, la società è tornata sul mercato e ha ricominciato ad operare nell’ambito social lending nel 2012, col nuovo brand Smartika.
Nello stesso anno è entrata nel mercato nostrano Prestiamoci, mentre solo l’anno scorso il mercato si è ampliato ulteriormente con la nostra entrata nel mercato: ad aprile 2016 abbiamo aperto agli investitori la possibilità di investire online e poi a giugno ai richiedenti; a novembre 2017 abbiamo cambiato il nostro modello di business, unici in Italia ad esserci specializzati così nettamente; sempre nel 2016 è entrata nel mercato nostrano Younited Credit (già operativa nel mercato francese dal 2011 come Prêt d’Union) e a ottobre MotusQuo. Nel 2017 è stata la volta di Blender.
[Aggiornamento novembre 2017: dal 1° novembre 2017 Soisy non finanzia più prestiti personali chiesti spontaneamente sul nostro sito, ma finanziamo solo l’acquisto di prodotti e servizi su e-commerce nostri partner. Puoi leggere maggiori info sul pivot del nostro modello di business qui].
“Ma i richiedenti possono essere solo persone fisiche e privati?”, si chiedono in molti.
Niente affatto: il social lending è un modello virtuoso anche per permettere di prestare denaro ad aziende e finanziare così progetti imprenditoriali.
Molto famoso e apprezzato il caso della piattaforma inglese Seedrs che permette di finanziare online startup attraverso l’equity crowdfunding, mentre in Italia è stata la società Borsa del Credito, oggi Opyn, ad aprire il mercato del social lending per imprese.
Di qualche settimana fa la notizia dell’entrata nel mercato italiano anche della francese Lendix, già operativa in Francia dal 2014 e che adesso ha iniziato ad operare anche in Italia nell’ambito del social lending per aziende.
Sui rendimenti da investimenti nel social lending gli investitori sono tenuti a pagare imposte, come per tutti i rendimenti.
Anche per gli investimenti online con Soisy vanno pagate imposte sui guadagni ottenuti: inviamo nell’estratto conto di fine anno le certificazione degli interessi guadagnati e delle ritenute addebitate nell’anno precedente, che vanno inserite in dichiarazione dei redditi (mod. 730 Quadro D “Altri redditi”, D2, tipo ‘1’; Unico Quadro RL “Altri redditi”, RL2, tipo ‘1’).
Aggiornamento gennaio 2018: con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della legge di bilancio 2018, è diventato ufficiale anche per le rendite del prestito tra privati la ritenuta fissa al 26%; Soisy funge da sostituto d’imposta, trattenendo direttamente le imposte dovute che non devono così essere inserite in dichiarazione dei redditi. Una bellissima novità per tutti i nuovi investitori Soisy!
Ricapitolando: i nuovi investitori Soisy con primo investimento dal 1° gennaio 2018 in poi, non dovranno mai inserire i rendimenti Soisy nella dichiarazione dei redditi; i precedenti investitori sì, fino alla dichiarazione del 2018 (relativa al 2017).
La letteratura sul mondo del social lending è tuttavia ancora scarna, e non solo in Italia: come suggerito da questo blog possiamo citare sicuramente Breaking Banks: The Innovators, Rogues, and Strategists Rebooting Banking di Brett King oppure The End of Banking: Money, Credit and The Digital Revolution di Jonathan McMillan.
Specifici sulla piattaforma Funding Circle è stato scritto un testo: The Lending Club Story: How the world’s largest peer to peer lender is transforming finance and how you can benefit di Peter Renton.
Nel panorama italiano invece suggeriamo Peer-to-peer lending: mito o realtà? di Umberto Filottto (qui un estratto), due blog con notizie e numeri aggiornati sul social lending in Italia: P2P Lending Italia e Fintech News e il libro del nostro CEO & founder Pietro Cesati Manifesto per una banca senza la banca. Come il fintech renderà il mondo più sicuro.
Credits immagini: foto Banca d’Italia
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Buongiorno,
qualcuno di voi è prestatore?
mi potete dire se effettivamente è come pubblicizzano?
Buongiorno Matteo! Io mi sono iscritto come prestatore da qualche mese, e devo dire di essere veramente soddisfatto! Il processo è completamente trasparente e permette di investire il proprio capitale come meglio si crede (con o senza garanzia di rendimento, durata del prestito, rating dei richiedenti in caso non si usi la garanzia…). La procedura per l’iscrizione e l’investimento è completamente online e guidata in tutti i passaggi, e l’interfaccia è molto user-friendly. Vorrei anche sottolineare l’eccellenza del servizio clienti offerto! Mi è capitato di contattare Carlo per chiarire dei dubbi in fase di registrazione, e sono stato veramente soddisfatto dalla rapidità del suo riscontro, dalla sua gentilezza e dalla sua professionalità. Insomma, ad oggi giudizio più che positivo 🙂