Investire
Pubblicato il 10 Dicembre 2021
Se stai pensando di cominciare a investire è importante conoscere come funziona la tassazione per gli investimenti finanziari. Si tratta di una componente fondamentale che bisogna sempre valutare quando si investe, in quanto influisce sui rendimenti e condiziona alcune scelte legate alla gestione degli investimenti.
Per ogni tipo di investimento, infatti, è prevista una tassazione specifica, con diverse aliquote e imposte che è necessario versare. In alcuni casi è possibile delegare gli adempimenti fiscali all’intermediario, una soluzione senza dubbio più semplice e pratica. Tuttavia, resta comunque importante conoscere le diverse tasse sugli investimenti da corrispondere -così da conoscere i rendimenti al netto delle tasse- e sapere quando pagarle
Tutte le attività che producono un ricavo (esistono soltanto poche eccezioni) sono soggette alla tassazione da parte dello Stato, con l’obbligo di pagare delle imposte sui guadagni ottenuti. Le tasse sulle rendite finanziarie prevedono una flat tax del 26% (Legge 66/2014), un’aliquota generale applicata sulla maggior parte dei profitti maturati con gli investimenti di natura finanziaria, come la compravendita di azioni.
Dopodiché esistono delle tasse agevolate su alcuni investimenti, come l’aliquota del 12,5% sui rendimenti dei titoli di Stato, ovvero le obbligazioni pubbliche emesse dal Dipartimento del Tesoro del Ministero dell’Economia e delle Finanze. In genere, quindi, i guadagni realizzati con gli investimenti sono tassati al 26% e, ad esempio, su un ipotetico profitto di 100 euro bisognerà pagare 26 euro di imposte allo Stato.
Esistono soltanto poche eccezioni che prevedono alcune esenzioni all’applicazione della tassazione obbligatoria. Tra queste ci sono i PIR se mantenuti per 5 anni, i libretti di risparmio con giacenza inferiore a 5 mila euro e alcune forme di previdenza complementare, purché il fondo pensione riservi fino al 5% del patrimonio a investimenti di almeno 5 anni in piani di risparmio a lungo termine o investimenti qualificati.
I redditi che vengono tassati sono di due tipologie:
I redditi da capitale sono i guadagni ottenuti attraverso l’investimento di un capitale, come i dividendi pagati da alcune società quotate in borsa alle persone che possiedono azioni dell’azienda, oppure gli interessi maturati con i prestiti tra privati. In questi casi i profitti sono tassati al lordo delle spese, attraverso l’applicazione dell’aliquota sostitutiva del 26%.
Sono previste comunque delle differenze per alcuni investimenti legati al risparmio:
I redditi diversi, invece, sono plusvalenze e minusvalenze (aumenti di valore e riduzioni di redditività), legate alle operazioni con le azioni e altri prodotti finanziari come i derivati (covered warrant, CFD, ecc…). Anche i redditi diversi sono tassati al 26%, tuttavia cambia il metodo di calcolo, in quanto bisogna prima calcolare l’ammontare sul quale pagare l’aliquota, con la possibilità di sottrarre da questo importo le minusvalenze (ovvero le perdite) per ridurre la base imponibile e pagare meno imposte.
Quelle indicate sono le linee guida principali per la tassazione sugli investimenti finanziari. Tuttavia, esistono altre imposte che è necessario pagare in alcune circostanze specifiche. Ad esempio, sui conti deposito è prevista l’imposta di bollo, una tassa dello 0,20% calcolata sulla somma depositata mentre sulle transazioni finanziarie si paga una tassa dello 0,12% in relazione al volume dello scambio.
Il volume transato si calcola su ogni giornata di negoziazioni in borsa, detraendo da eventuali guadagni ottenuti con le plusvalenze le perdite delle minusvalenze. Se invece le transazioni finanziarie che hanno generato un profitto sono effettuate su un mercato non regolamentato (OTC, Over The Count), come il mercato delle valute Forex, in questo caso la tassazione aumenta dallo 0,12% allo 0,20%.
Le tasse sugli investimenti si pagano attraverso la dichiarazione dei redditi, versando entro il 30 settembre le imposte relative ai profitti generati dagli investimenti durante l’anno precedente (ad esempio, entro il 30 settembre 2021 si corrispondono le tasse su proventi ottenuti con gli investimenti nel 2020). Alcune imposte invece si devono versare al riscatto, ovvero quando si riceve il rendimento dell’investimento.
Il pagamento delle tasse sugli investimenti si effettua con la dichiarazione dei redditi, quindi quando ti trovi a segnalare all’Agenzia delle Entrate i redditi percepiti e i profitti ottenuti dagli investimenti. Allo stesso tempo bisogna fare una distinzione, infatti la responsabilità del pagamento delle imposte dipende dal tipo di regime.
Con il regime dichiarativo è l’investitore che deve pagare le tasse: ogni persona deve presentare la dichiarazione in modo autonomo, per rendicontare i profitti ottenuti e corrispondere quanto dovuto. L’investitore può compensare le plusvalenze con le minusvalenze, per detrarre le perdite dai guadagni, a patto che siano redditi della stessa tipologia.
Nel regime amministrato invece non bisogna fare nulla, poiché è l’intermediario che si occupa di pagare le tasse sugli investimenti. In questa circostanza l’operatore trattiene la quota relativa alle imposte prima di trasferire il rendimento generato dall’investimento, versando le tasse allo Stato e rilasciando un certificato a garanzia del pagamento effettuato.
In questo caso si parla di sostituto d’imposta, quando un intermediario è autorizzato a versare le tasse al posto dell’investitore. Senza dubbio si tratta di una soluzione più comoda e agevole poiché in questo caso è la società con la quale si investe che si occupa di tutte le incombenze fiscali, senza nessuna preoccupazione relativa al pagamento delle imposte.
Anche nel social lending è necessario pagare l’aliquota del 26% sui profitti ottenuti con i prestiti tra privati, infatti viene applicata la tassazione ordinaria prevista sulle rendite finanziarie. Questo valore vale per le piattaforme gestite da società autorizzate e vigilate da Banca d’Italia, regolarmente iscritte agli albi degli istituti di pagamento oppure degli intermediari finanziari, come abbiamo spiegato in questo articolo.
In caso contrario, invece, viene applicata una tassazione marginale. In questo caso gli interessi percepiti sono lordi senza la trattenuta delle tasse e queste somme vanno quindi a incrementare il reddito imponibile sul quale bisogna pagare l’imposta per le persone fisiche (IRPEF). In questo modo le tasse sul P2P lending diventano più svantaggiose per gli investitori privati, poiché possono arrivare anche al 43% a seconda del reddito personale.
Noi di Soisy siamo un istituto di pagamento autorizzato da Banca d’Italia e possiamo quindi agire da sostituto d’imposta e garantirti un doppio vantaggio:
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